Vestire il Paesaggio

 

PISTOIA...... ARMONIE DI ARTE E NATURA

Chi percorrendo l'autostrada del mare si lascia alle spalle Firenze, si accorge subito, superata l'ultima uscita per Prato, che la provincia di Pistoia è speciale. Nel senso che ha caratteri paesistici inusuali nell'Italia ed anche nella Toscana di oggi. E infatti ecco sulla vostra destra Pistoia, cinturata di verde: la cupola dell'Umiltà, il campanile di San Zeno, la Torre detta di Catilina, i colori antichi della città murata e sullo sfondo i grandi monti dell'Appennino. Fino ad ora abbiamo attraversato una campagna vaga, urbanizzata e degradata, popolata di case e di insediamenti commerciali e industriali. Arrivati all'altezza di Pistoia ci accorgiamo che il panorama cambia.

La città si presenta a noi come i modellini che i santi protettori tengono in mano nei polittici del Medioevo, chiusa nella sua riconoscibile identità urbana, circondata di verde. Questo - lo sappiamo bene - dipende dal fatto che i pistoiesi hanno preferito coltivare i loro campi a rose, a cipressi e a magnolie piuttosto che a capannoni, a supermercati e a condomini. Le serre hanno salvato Pistoia. Una volta tanto una attività economica fiorente invece che distruggerli o offuscarli, ha valorizzato ed esaltato i caratteri identitari di una città e del suo territorio.

T ra i pochi capannoni si vedono, quelli della BREDA ferroviaria, che rinnova l'intelligenza tecnologica pistoiese di Antonio Pacinotti .

Prima di lasciare l'autostrada e di entrare in Pistoia, il viaggiatore attento avrà capito l'essenziale. Avrà capito che questa è una parte d'Italia nella quale arte e natura si bilanciano e l'una nell'altra si rispecchiano. I monumenti che ha avuto modo di vedere da lontano (la cupola dell'Umiltà, il campanile di San Zeno) stanno in armonioso rapporto con la cintura verde che circonda la città, con le colline e con le montagne che chiudono l'orizzonte.

È questa l'idea guida che deve accompagnare il turista intelligente nel suo viaggio nella parte di Toscana che ha in Pistoia la sua capitale. La compenetrazione, il fronteggiamento continuo fra i capolavori dell'arte e la bellezza della natura gli verranno incontro dovunque: nella piazza del Duomo guardando dalle finestre del Palazzo di Giano i gioghi dell'Alpe neri di boschi, in piazza Mazzini a Pescia alzando lo sguardo verso il Palagio e verso Colleviti, in Valdinievole che "Svizzera toscana" definiscono i depliants turistici per l'abbondanza delle acque, per il rigoglio della vegetazione, per il verde smeraldino dei prati, per il carattere fiorito e ridente dei borghi (Buggiano, Cozzile, Vellano, Pietrabuona, Castelvecchio). E ancora incontrerà l'Arte e la Natura insieme nelle frazioni rurali e nei villaggi del Montalbano (a Larciano,a Lamporecchio, a San Baronto) attraversando i vigneti e gli uliveti più belli di Toscana con nella mente e nel cuore l'elogio dei paesi amati da Leonardo. E le incontrerà, l'Arte e la Natura mirabilmente compresenti, all'ombra delle venerabili pievi della montagna (a Cutigliano, a San Marcello, a Popiglio, a Sambuca) quando il profumo dei pini e dei castagni in fiore arriva fino alle sculture romaniche, ai dipinti di Sebastiano Vini, agli argenti e ai legni impreziositi dai secoli.

Se carattere distintivo della Toscana e ragione principale del suo fascino, è la diversità, in nessuna altra provincia della Regione ciò è avvertibile come in quella pistoiese. Straordinaria è la varietà dei paesaggi, degli ambienti naturali, dei climi. Si va dai gioghi dell'Abetone, praterie d'altura e nevi di lunga durata, alle campagne di Monsummano e di Montecatini, luoghi di acque termali, di vivai, di serre, di freschissime estati. Ci sono, nella provincia di Pistoia, nere foreste di querce, di faggi, di abeti che conservano intatto il fascino dell'antico bosco italiano popolato di miracoli e di leggende, attraversato da memorie di briganti e di anacoreti. E ci sono poggi coltivati come giardini, scorci paesistici che diresti tratti da un dipinto di Lorenzo di Credi, e ville (di Felceti, di Montebuono, la Magia, la Farnia, quelle dei Borghese a Montevettolini, dei Feroni a Bellavista, dei Garzoni a Collodi, Rospigliosi di Lamporecchio su disegno del Bernini ) che si offrono come esempi perfetti di armonioso equilibrio fra la bellezza costruita e la bellezza del paesaggio coltivato.

Bisogna credere che il binomio Arte-Natura stia nella memoria e nel destino della terra pistoiese. Andate nella villa di Celle, entrate nel vasto parco romantico realizzato nell'Ottocento su disegno di Giovanni Gambini e lo capirete. Qui, nel giardino della villa, Giuliano Gori ha realizzato un museo all'aperto di arte contemporanea che non è esagerato definire, nel suo genere, fra i più importanti del mondo. Le installazioni dei protagonisti della Modernità si inseriscono organicamente nell'ambiente naturale, diventano parti integranti del contesto, dialogano con l'acqua, con gli alberi, con le nuvole, con le luci del giorno e con i colori delle stagioni. É difficile immaginare una esperienza più bella di una visita al museo di Giuliano Gori.

Dovessi consigliare a qualcuno un percorso nella città e nel territorio di Pistoia gli direi di cominciare "a capite Apostoli", dalla reliquia di Sant'Jacopo che si conserva all'interno del Duomo, onorata dal mastodontico altare reliquiario d'argento che è uno dei capolavori sommi dell'oreficeria gotica. Da qui, nel Medioevo, partiva il ramo italiano del "camino di Sant'Jago", la strada dei pellegrini che portava a Compostela. Da qui deve partire il viaggio attraverso i tesori artistici pistoiesi.

Fermatevi nella piazza del Duomo, girate intorno lo sguardo, e comprenderete di essere al centro di uno dei luoghi più belli d'Italia. Di fronte a voi avete la cattedrale romanica con il suo paramento di marmo bianco e verde e il campanile smisurato di San Zeno, meridiana di Toscana; alle vostre spalle il Battistero ottagonale progettato da Andrea Pisano e poi, ancora, a chiudere sugli altri lati lo spazio urbano, il Palazzo degli Anziani o del Comune costruito quando Giano della Bella era Podestà (1297), il Palazzo di Giustizia, il Palazzo dei Vescovi. Il potere religioso e quello civile si fronteggiano, nella Piazza del Duomo, geloso ognuno delle sue prerogative e tuttavia uniti, entrambi, dall'orgoglio di rappresentare una città che nel Medioevo era ricca, potente, temuta, in grado di misurarsi alla pari con Lucca, con Firenze, con Pisa.

Capirete anche (entrando nella cattedrale e ponendovi di fronte alla Croce dipinta nel 1274 da Coppo di Marcovaldo, di fronte all'altare argenteo di Sant'Jacopo, alle sculture del Verrocchio e al dipinto di Lorenzo di Credi, oppure nel museo capitolare di fronte al reliquiario capolavoro di Lorenzo Ghiberti o ancora nel museo civico, scorrendo i capolavori che ospita il Palazzo di Giano) capirete quanto sia nuociuto a Pistoia, nella percezione del pubblico, stare nel cono d'ombra di Firenze.

Ancora oggi infatti gran parte del turismo colto non sa che a pochi chilometri dagli Uffizi e dal Bargello c'è una città che conserva testimonianze della nostra grande civiltà artistica persino più significative.

Il Medioevo più austero e sacrale lo incontrerete a San Bartolomeo in Pantano nei rilievi scolpiti nel 1250 da Guido da Cuneo e quello più appassionato e fiammeggiante in Sant'Andrea, nel celebre pulpito che Giovanni Pisano realizzò fra il 1298 e il 1301. E dove trovare un prospetto architettonico più suggestivo di quello che ci offre San Giovanni Fuorcivitas con la sua bicromia di marmo bianco e verde che fa pensare a Pisa ma anche al romanico mediterraneo di Provenza e Sardegna, con quella indimenticabile Ultima Cena che Gruamonte scolpì nell'anno 1166.

Gli affreschi trecenteschi nella chiesa di Sant'Antonio Abate o del Tau vi parleranno di una età solidale e caritativa quando i monaci che portavano sull'abito l'azzurra croce a forma di stampella (il TAU, appunto) curavano gli infermi, soccorrevano i poveri, ospitavano i pellegrini che scendevano a Pistoia, laceri e affamati, dai passi dell'Appennino.

C'è una grande tradizione di religiosità attiva, laboriosa e pragmatica nella storia di Pistoia. L'esempio più suggestivo è affidato al fregio in terracotta robbiana che Benedetto Buglioni (1505-1521) i suoi soci e i suoi collaboratori collocarono sul fronte dell'antico ospedale cittadino detto Del Ceppo. Come in un film a colori sfilano davanti ai nostri occhi le Opere di Misericordia immaginate e rappresentate in ambienti e in costumi "moderni". È la vita caritativa e ospedaliera di una città italiana del primo Cinquecento che viene rappresentata con partecipazione autentica, con obiettività affettuosa.

Il Rinascimento a Pistoia si identifica in molti capolavori: palazzi, loggiati, chiese come quella di Santa Maria delle Grazie o del Letto, manufatti lignei di superba fattura, come la residenza del Mati nel Palazzo pubblico. Il visitatore non potrà tuttavia lasciare Pistoia senza aver sostato di fronte a due capolavori davvero indimenticabili. Uno è la Visitazione in terracotta maiolicata di bianco che Luca della Robbia realizzò in San Giovanni Fuoricivitas nel 1445. E' un'opera di così intatta e melodiosa bellezza che solo i dipinti di Raffaello potranno, fra molti anni, starle alla pari.

L'altro monumento che rimane negli occhi e nel cuore di chiunque lasci Pistoia è la basilica dell'Umiltà, santuario mariano e luogo identitario perché la sua cupola che l'architetto Ventura Vitoni (1442-1522) immaginò a similitudine di quella fiorentina di Santa Maria del Fiore, si vede da ogni parte. È Pistoia, come il campanile di San Zeno, come il Palazzo di Giano.

C'è stata anche una straordinaria e poco conosciuta stagione barocca in questa città dalle mille sorprese. Quando il pistoiese Giulio Rospigliosi diventò papa col nome di Clemente IX (1667-1669) il gran gusto barocco entrò da protagonista nei palazzi e nelle chiese. Allo Spirito Santo l'altar maggiore foderato di marmi preziosi è su disegno di Gian Lorenzo Bernini e la grande tela che vi è contenuta è opera di Pietro di Cortona. Palazzo Rospigliosi (affascinante per freschezza di pittura ed estro inventivo è la cappella decorata da Giovanni da San Giovanni con le storie di Santa Caterina) è più simile alle residenze dei principi romani (i Doria, i Colonna, i Pallavicini) che alle dimore degli aristocratici fiorentini o pisani. Giulio Rospigliosi, virtuoso della parola con i suoi melodrammi, primo esempio di melodramma musicale italiano, parola e lingua che da Cino da Pistoia, attraverso Giulio Rospigliosi, arriva a Beatrice di Pian degli Ontani, di cui dice Tommaseo, a Giuseppe Giusti, a Policarpo Petrocchi di Cireglio, a Gherardo Nericci, fino a Carlo Collodi con il suo Pinocchio.

Passare dal territorio di Pistoia a quello di Pescia e della Valdinievole (ecco la meravigliosa diversità della nostra provincia) è come entrare in un universo verde popolato di borghi e di castelli. Dappertutto vi accompagna lo scroscio di acque freschissime. Sono le acque che hanno dato forza motrice alle cartiere più antiche d'Italia e che alimentano la fiorente attività vivaistica per cui Pescia, capitale dei fiori, è famosa nel mondo.

È stato il fiume a dare il nome alla città che è divisa in due parti: l'antico insediamento che sta fra Porta Fiorentina, la Cattedrale e San Francesco (all'interno si conserva una preziosa tavola del 1235 dipinta da Bonaventura Berlinghieri raffigurante San Francesco e storie della sua vita, sicuramente la più antica e la più fedele fra le iconografie note del Santo) e l'oltre Pescia. Il cuore della città gira intorno a Piazza Mazzini, l'antico Mercatale che sta fra la quattrocentesca chiesa di Piè di Piazza e il duecentesco Palazzo Comunale. È una piazza bella e armoniosa come una conchiglia. Si indovinano le frazioni e i paesi vicini immersi nel verde (Monte a Pescia con la romanica chiesa di San Bartolomeo, Uzzano con il suo pittoresco Palazzo del Capitano del Popolo, il convento di Colleviti, più lontano ancora Pietrabuona, San Quirico, Castelvecchio, Pontito), vi circondano edifici di sobria architettura. Nella piazza di Pescia avvertite con una specie di gioia degli occhi e di consolazione del cuore, tutta la nobiltà, l'ordine, la misura della provincia toscana.

Il viaggio nelle terre di Pistoia e Pescia può continuare attraverso i siti termali di Monsummano (il santuario della Fontenuova, la casa natale di Giuseppe Giusti, il castello che sta in cima a una rupe dalla quale si vede tutta la Toscana dall'Appennino al mare) e di Montecatini con il suo Liberty estroso e sontuoso. Ma la conclusione del viaggio non può essere che a Collodi e non solo perché qui c'è la villa Garzoni con il suo splendido giardino e c'è il parco tematico dedicato a Pinocchio; delizioso capolavoro di arte moderna realizzato da alcuni degli spirito creativi più geniali del Novecento: Giovanni Michelucci, Emilio Greco, Venturino Venturi, Pietro Porcinai. Non solo per questo.

Bisogna andare a Collodi perché Pinocchio è più che un burattino. Rappresenta il genio del nostro popolo, ha tutti i difetti e tutte le qualità degli italiani. È ingenuo e bugiardo, è mammone e opportunista, crede che gli zecchini crescano nell'orto e si fida di tipi come il Gatto e la Volpe. Però è simpatico e resta per tutti, dall'America al Giappone, indimenticabile. Anche per questo, perché possiamo specchiarci, a Collodi, nella nostra identità di italiani, è vivamente consigliabile un viaggio nella provincia di Pistoia.

Antonio Paolucci

Presentazione dal libro "Pistoia Armonie di Arte e Natura" edito da Italia Turistica

Per maggiori informazioni: COMUNICATO STAMPA “ARMONIE DI ARTE E NATURA” UN OMAGGIO A TUTTA LA BELLEZZA DI PISTOIA PRESENTATA OGGI LA PUBBLICAZIONE DELLA PROVINCIA DI PISTOIA